“Direttore” dice il caporedattore. “Eccomi, ancora tu? Nemmeno il caffè in santa pace!” dice sorpreso il direttore. “E’ successo di nuovo” dice il caporedattore. “Sentiamo” dice amareggiato il direttore. “Un uomo ha ucciso un automobilista indigeno” dice il caporedattore. “Dal titolo che hai scelto, era straniero” dice il direttore. “Profugo, accolto, integrato, ha ucciso il guidatore di un’autovettura con una katana, una spada tipica dei guerrieri samurai, in centro città” dice il caporedattore. “Dannazione! Ha usato un dannato spadone?” dice il direttore. “Già!” dice il caporedattore. “Cos’hanno fatto gli altri?” domanda il direttore. “Il telegiornale nazionale non ha nemmeno riportato la notizia” dice il caporedattore. “Scherzi? Ammazzano un uomo in centro città con una katana, e non lo fanno sapere? Mi stai dicendo che la televisione pubblica non ha riportato la notizia?” dice perplesso il direttore. “Già” conferma il caporedattore. “E’ perché?” domanda il direttore. “Il responsabile dice che non si occupa di fatti di cronaca locale” dice il caporedattore. “Stai scherzando” dice il direttore. “Non scherzo, è la verità” dice il caporedattore. “Beh allora se l’informazione pubblica nazionale, che dovrebbe in qualche modo difendere gli interessi nazionali e quindi gli indigeni autoctoni massacrati da questi forestieri accolti amorevolmente, se l’informazione pubblica nazionale ignora una notizia di questa rilevanza, difendendo la scelta con l’affermazione che la notizia è stata censurata perché loro, che ne hanno il dovere, non si occupano di cronaca locale, quando il fatto è accaduto nel centro di una grande città nazionale, allora anche noi useremo la stessa strategia, caso risolto, la cosa non ci riguarda, c’è altro?” domanda il direttore. “Un altro caso di cronaca locale” dice il caporedattore. “Basta, basta, non ne posso più, sentiamo” dice il direttore. “Un migrante di colore del sud ha gettato un infante sotto il treno” dice il caporedattore. “Ma perché diavolo fanno queste cose questi trogloditi, cerchiamo di proteggerli e di difenderli in ogni modo possibile, gli puliamo anche il posteriore dopo che l’hanno usato, e ci ricambiano in questo modo! Ci chiamano razzisti bianchi! Sono dannatamente indifendibili!” s’adira il direttore. “Si calmi direttore!” dice il caporedattore. “Non è facile, tutti i giorni questi miserabili che ci dovrebbero baciare i piedi per quanto facciamo per loro, ci massacrano, ma come fanno gli indigeni a non ribellarsi a questa dannata invasione?” dice il caporedattore. “Occhio non vede cuore non ...” dice il caporedattore. “Lo so, lo so, mi vuoi insegnare il mestiere? Useremo la stessa strategia come sopra, cronaca locale, silenzio, basta, deciso” dice il direttore. “Perfetto” dice il caporedattore. “Noi facciamo solo il nostro lavoro ricordalo bene, capito? Non stiamo manipolando l’opinione pubblica, capito?” dice il direttore. “Certamente, solo il nostro lavoro, riportiamo i fatti, quando non sono cronaca locale e quando non riguardano gli uomini bianchi” dice ironico il caporedattore. “Ti devo ricordare il CASL, Codice di Auto-comportamento della Stampa Libera?” dice il direttore. “Lo conosco bene, di questi tempi lo applico quotidianamente!” dice il caporedattore. “Se si tratta di stranieri abbiamo l’obbligo di non riportare, di non rivelare, l’etnia dei criminali protagonisti, se sono autoctoni invece abbiamo l’obbligo opposto di denunciare l’etnia dei criminali perché questo configura il reato aggravato di razzismo xeno contro i poveri stranieri del sud che soffrono, donne e bambini, dobbiamo condannare e scongiurare il razzismo e lo facciamo denunciando tutti i crimini dei bianchi, sottolineando il fatto che sono bianchi, e nascondendo l’etnia degli stranieri quando commettono crimini, questo produce una rappresentazione della realtà totalmente sballata, ma il codice di condotta non ci da scelta, dobbiamo agire in questo modo, ma poi chi è che decide i canoni dei codici di condotta professionale?” dice il direttore. “Non lo so” scuote la testa il caporedattore. “Sono uscite le statistiche” dice il direttore. “Quali statistiche?” domanda il caporedattore. “Dei reati, i reati gravi, omicidio, tentato omicidio, droga, furto con scasso, stupri e così via, vuoi sapere le percentuali” dice il direttore. “Me le immagino” dice il caporedattore. “Spara” dice il direttore. “E’ alta, di sicuro è alta, io lo vedo tutti i giorni, non meno di ottanta per cento” dice il caporedattore. “Il novantasei per cento sono stranieri! Novantasei per cento!” dice sbalordito il direttore. “Stupisce anche me che tratto queste cose tutti i giorni” dice il caporedattore. “La ministra ha detto pubblicamente che non è vero che in questo paese c’è la censura sui reati dei migranti! No? “No, no” dice il caporedattore. “Non solo la censura c’è, ma i giornalisti hanno l’obbligo di non riportare determinati fatti! Fatti! Mica supposizioni! Fatti! Censuriamo i fatti!” urla il direttore. “Direttore” dice il caporedattore. “Abbiamo il codice deontologico che ce lo vieta! Come se il codice deontologico vietasse ai medici di curare i pazienti! Il nostro lavoro consiste nel riportare i fatti ma non possiamo farlo! Perché certi fatti reali, veri, incitano all’odio! Se hai un serpente velenoso in casa, meglio non saperlo, potresti essere incitato all’odio contro di lui, potrebbe venirti il desiderio di sopprimerlo, se poi il serpente avvelena l’inquilino poco importa, l’odio verso l’inquilino è cosa gradita! L’odio verso l’inquilino è libero! E’ questo che dicono queste norme deontologiche! Se la gente sapesse scoppierebbe una dannata rivolta, invece tutti i giorni ci costringono a scrivere sulle sofferenze dei nuovi migranti in arrivano sulle barche per suscitare compassione nei loro confronti, che sono stati salvati mentre annegavano, sono anni che scriviamo sempre la stessa dannata storia, sempre la stessa, anni, tutti i giorni la stessa pagina, con i migranti ‘salvati’ in mezzo al mare, ormai anche i bambini lo sanno che li portano al largo con finti pescherecci e poi li trasbordano sui gommoni, alla deriva in attesa delle navi cosiddette umanitarie finanziate dai ricchi filantropi della terra, costa soldi mettere una barca in mare lo sai?” si sfoga il direttore. “Lo so, lo so, tanti soldi, una nave ancora di più!” dice il caporedattore. “Adesso arrivano anche in barca a vela! Sui velieri arrivano! E poi hanno i droni! Queste associazioni umanitarie zeppe di umanitaristi squattrina hanno gli aerei senza pilota comandati a distanza che vedono i migranti e indicano la rotta da seguire alle navi! Capisci?Hanno tecnologia militare! Li salvano sempre poco dopo il naufragio, appena in tempo! Questa storia dei salvataggi in mare è come la la storia dei regali di Babbo Natale! Anche da piccolo io ne dubitavo! Non sta in piedi! Come fa quel vecchio barbuto in una sola notte a consegnare tutti i regali a tutti i bambini del mondo? Non regge! Come la storia falsa dei salvataggi, eppure siamo costretti a scriverla tutti i dannati giorni! Ma è una menzogna! Quando avvistano una nave, i migranti si gettano in acqua ed è così che avviene il cosiddetto salvataggio, e poi invece di portarli al porto più vicino, li portano al nord con il preteso del porto sicuro, ma come nel continente del sud non ci sono porti sicuri? Ma perché i migranti devono essere salvati al nord, ma il salvataggio non implica la scelta del porto! Ti salvo e ti riporto a riva, la riva più prossima e non è mai al nord! Una volta una petroliera ha ‘salvato’ questi migranti in mezzo al mare, li stava riportando al sud, sulla costa più prossima, al sud, come dovrebbero fare queste navi umanitarie se fossero realmente umanitarie, i migranti ‘salvati’, tutti giovani in età militare hanno dirottato la petroliera, costringendo il capitano a fare rotta verso il nord, arrivati al nord, i migranti sono sbarcati, la libera magistratura ha indagato ma li ha scagionati, perché erano spinti da necessità, questa la motivazione giuridica addotta dal giudice, milioni di persone del sud traghettate in questo modo al nord, milioni di persone ‘salvate’ così, come fa la gente a bersi una simile idiozia e noi tutti i giorni siamo costretti a scriverla e riscriverla mentre le nostre bambine vengono stuprate e uccise da questi bastardi ingrati!” si sfoga il direttore. “Direttore, si contenga” dice il caporedattore. “Novantasei per cento! E’ non lo possiamo dire alla gente, non possiamo fare il nostro lavoro!” dice il direttore. “Verranno tempi migliori” dice il caporedattore. “Ne sei sicuro? Tu non hai idea di che cosa vogliono fare questi maledetti! C’è la crisi giusto? Interminabile! Non ci sono soldi! Ma come, basta stamparli! Basta crearli! Non c’è più il collaterale! Le valute sono virtuali! L’Istituto Economico Emettitore Centrale Continentale, crea valuta, ma invece di darla agli Stati assetati di mezzi di scambio, li da gli Istituti Economici Privati che poi li prestano agli Stati a interesse, toh il debito pubblico sale! E perché? Perché l’Istituto Economico Emettitore Centrale non è pubblico, ma privato, appartiene alle stesse banche che ricevono i soldi che poi li prestano agli Stati! Ebbene c’è la crisi artificiale, indotta, non ci sono soldi, non se ne vede l’uscita, ci strozzano, altro che luce in fondo al tunnel! La metà dei nostri giovani è a spasso, emigrano, in un contesto in cui nel continente c’è una denatalità peggio che durante la grande guerra! Di contro arrivano milioni di migranti stranieri del sud che hanno un tasso riproduttivo incredibile! Che cosa ne concludi! Analizza i dati, i numeri, pensa, chi realmente deve essere salvato, noi o loro?” dice il direttore. “Rimpiazzo demografico” dice il caporedattore. “Esatto, due più due fa quattro! Ci stanno soppiantando piano piano, giorno dopo giorno e non possiamo farci niente, dobbiamo fare il nostro lavoro che è quello di oscurare, mettere il velo sulla realtà affinché la gente non si renda conto di quello che sta succedendo” dice il direttore. “Questa è la dura verità” dice il caporedattore. “In questa situazione di crisi, dove i nostri giovani emigrano, dove i pochi rimasti sono a casa con mamma e papà, situazione che come puoi facilmente comprendere non aiuta la natalità indigena, è un elemento castrante per un giovane, ebbene, in questo contesto, zitti zitti i governi trovano milioni su milioni di denari, miliardi di denari, da destinare ai giovani indigeni?” dice il direttore. “Non credo proprio” dice il caporedattore. “Da destinare ai migranti illegali stranieri del sud, alle donne gravide che arrivano nel nostro paese a partorire, ai bambini non accompagnati, e questo succede adesso, sotto i nostri occhi da anni, ma la gente non lo sa, vive con la testa tra le nuvole, sogna, spera in un futuro migliore, vede tutto quello che accade, l’invasione straniera, in termini di ‘emergenza umanitaria’, in realtà l’emergenza umanitaria c’è ma siamo noi indigeni ad essere in emergenza, non gli stranieri! Siamo noi che ci estinguiamo a poco a poco! Se questo è il presente come diavolo potrà essere il futuro? Migliore? E noi siamo responsabili! Siamo in parte responsabili! Passiamo alle conclusioni, Fondo Accoglitivo Integrativo Migranti Stranieri, così si chiama, funziona così, lo Stato, quello che non presidia i confini e fa scappare i suoi giovani abbandonandoli al proprio destino, e nel contempo accoglie ogni giorni migliaia di migranti stranieri illegali clandestini del sud portati qui da organizzazioni non governative private che lucrano sul traffico di esseri umani, cantanti famosi, politici famosi, attori famosi, scrittori famosi, ricchi figli di papà sostenitori dei diritti umani universalistici a casa d’altri, ebbene, lo Stato organizza dei bandi per l’assegnazione di questi denari, e cito, destinati a sostenere la realizzazione di percorsi individuali per l’autonomia socio-economica dei migranti, ma scusa l’autonomia socio economica dei giovani indigeni disoccupati? Chi vuole questi soldi deve organizzare dei progetti accoglitivi per i migranti stranieri del sud, lo Stato rimborsa tutto, la spesa è interamente coperta grazie al contributo economico previsto dal bando, chiunque letteralmente può presentare proposte progettuali per l’accoglienza integrativa dei migranti, ovvero la domanda per ricevere questi soldi, regioni, enti locali, associazioni, consorzi, aziende sanitarie, scuole, università, camere di commercio, e anche le organizzazioni internazionali, hai capito bene, lo Stato paga organizzazioni internazionali, comprese le famose ONGHI, quelle associazioni private per i diritti umanitari universalistici, che raccolgono migranti in mare e li portano al nord, anche loro possono fare domanda per i denari pubblici, e poi le ponlus, le società cooperative, le fondazioni private e via così, lo Stato paga associazioni internazionali per accogliere e integrare migranti stranieri sul territorio nazionale! Avresti mai potuto concepire una cosa così enorme? E’ come vedere un essere umano che si pugnala ripetutamente il petto! Ed ecco i progetti, la natura dei progetti da presentare, cito, i progetti devono promuovere l’autonomia dei soggetti stranieri attraverso la realizzazione di percorsi individuali di inserimento socio-economico, erogando agli stessi titolari, servizi che prevedono l’inserimento abitativo, lavorativo e socio culturale, devono stare allegri, e magari riprodursi, capisci? Devono avere la casa, il lavoro e non sentirsi a disagio, proseguo, accompagnamento all’offerta alloggiativa, supporto economico per utenze, immagino elettricità, gas, rifiuti, schede telefoniche, tasse condominiale e così via, e senti bene, contributo per acquisto arredi!” dice il direttore. “E beh, un divano ci vuole!” dice il caporedattore. “I nostri giovani sono a casa con mamma e papà, e questo come puoi ben capire ha degli effetti anche demografici, e questi arrivano qua e gli paghiamo oltre alla luce e al gas, anche il divano!” dice il direttore. “E la televisione non ce la metti?” dice il caporedattore. “E poi assistenza legale, sanitaria, orientamento, accesso ai servizi per l’impiego, nonché misure di supporto per la conciliazione casa lavoro, capisci?” dice il direttore. “Io mi faccio tre ore di macchina tutti i giorni” dice il caporedattore. “Non vorrai discriminare tra la tua gente e loro! I diritti sono universali! Queste misure sono il diritto universale concretizzatosi! E poi c’è il supporto alle attività formative e o lavorative, oltre che il sostegno per l’acquisto di attrezzature lavorative” dice il direttore. “Beh mi sembra corretto, se apri un’attività devi acquistare le attrezzature lavorative, è giusto” dice il caporedattore. “Questi vengono qui ad aprire attività! Saranno anche finanziate attività di orientamento alle istituzioni ed ai servizi territoriali” dice il direttore. “Non sapevo nemmeno esistessero simili cose” dice il caporedattore. “E poi servizi di animazione sociale, corsi di formazione sul linguaggio tecnico e specialistico, all’inserimento scolastico dei minori, oltre che all’acquisto di materiale di supporto, materiali didattici, manuali per l’apprendimento, l’educazione civica” dice il direttore. “Anche il diritto d’asilo io me lo immaginavo diverso, c’è la guerra, va bene, stai qui per un po', ti diamo da mangiare, un tetto, ma poi appena le cose a casa tua migliorano torni a casa, perché tutte queste risorse, ingenti risorse, economiche, sociali, per assimilare, assorbire, questa gente, qui andiamo ben oltre il diritto d’asilo” dice il caporedattore. “Vogliono che ci mescoliamo con loro, e per farlo ce li dobbiamo avere in casa, a scuola, al lavoro, i beneficiari finali del finanziamento sono tenuti a rispondere alle differenti esigenze dei soggetti accolti stranieri, per una PRESA IN CARICO COMPLESSIVA DELLA PERSONA, garantendo la presenza di un gruppo di lavoro con formazione specifica e competenze adeguate, il personale che segue questa gente, questi stranieri, deve essere anche formato e preparato, mica il primo che passa” dice il direttore. “E loro ci ammazzano! Allora pubblico?” dice il caporedattore. “Stai scherzando?” dice il direttore.
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