“Non si sente un po in colpa?” domanda il giornalista. “Sì” dice la capo controllora del treno al nord. “Che cosa è successo sul treno ce ne vuole parlare?” domanda il giornalista. “Sono una capotreno, dopo la partenza del treno dalla stazione centrale della città del nord, stavo facendo attività di normale controlleria, sono entrata nello scompartimento centrale di seconda classe, c’era un gruppo di giovani che facevano baldoria, mangiavano, bevevano, urlavano dando fastidio agli altri passeggeri, il pavimento era sporco di resti di cibo, poggiavano gli stivali bagnati dalla neve sui sedili” dice la capo controllora del treno al nord. “E allora che cosa ha fatto lei? Sia precisa, è molto importante” domanda il giornalista. “Mi sono avvicinata al gruppo di giovani, ho chiesto ai giovani con gentilezza se per cortesia potevano abbassare il tono della voce per non infastidire gli altri passeggeri” dice la capo controllora del treno al nord. “L’hanno abbassato?” domanda il giornalista. “Sono scoppiati a ridere e hanno ripreso a parlare, a discutere e a sghignazzare tra di loro ancora più forte di prima” dice la capo controllora del treno al nord. “Che cosa si dicevano i poveri ragazzi?” domanda il giornalista. “Non posso dirlo, non lo so” dice la capo controllora del treno al nord. “Perché non può dirlo? Era lì con loro, come fa a dire che non sa che cosa dicevano questi giovani ragazzi, sta forse mentendo?” domanda il giornalista. “No, parlavano una lingua ecco, so che non dovrei usare questo aggettivo maschile perché crea distanza, così mi hanno spiegato gli avvocati della difesa, ma devo usare per forza questo aggettivo sostantivo per dare un senso logico alle mie frasi” dice la capo controllora del treno al nord. “Ma si può sapere che cosa sta farneticando, allora! Ci vuole dire che cosa si dicevano questi poveri ragazzi di così sbagliato?” domanda il giornalista inquisitore. “Non posso dirlo perché i giovani ragazzi parlavano una lingua straniera! I giovani ragazzi erano tutti stranieri! Stranieri colorati del sud, parlavano la loro lingua tribale e io non posso dire che cosa si dicevano perché non conosco la loro lingua!” si difende la capo controllora. “E non si vergogna? Come fa a non conoscere le lingue del sud una capo controllora quando una buona metà dei passeggeri al nord sono ormai cittadini nazionali naturalizzati provenienti dal sud?” domanda il giornalista. “Chieda ai responsabili del trasporto pubblico nazionale” si difende la capo controllora. “Questa è una chiara violazione dei diritti umani dei poveri stranieri del sud che migrano al nord legalmente o meno non importa! Il fatto di doversi interfacciare costantemente con personale pubblico non adeguatamente formato li mette in soggezione, li opprime, li svantaggia, è questo stato di cose che determina le loro legittime reazioni scomposte e canzonatorie in certi casi, certamente parlavano tra di loro nell’intendo di decifrare le parole locali di una capo controllora non adeguatamente formata e preparata per svolgere il suo proprio lavoro di controlleria, lei è una incompetente buona a nulla, non si vergogna?” domanda il giornalista inquisitore. “No, io facevo solo il mio lavoro” piange la giovane capo controllora indigena. “La smetta di piangere, non serve a nulla piangere, le lacrime non rimedieranno alle sue palesi inadempienze! Vada avanti!” dice il giornalista. “Ho chiesto ai giovani stranieri del sud, di togliere le scarpe da sopra i sedili, ma niente, loro continuavano a mangiare e a ridere di gusto” dice la capo controllora del treno al nord. “Certo perché non capivano la sua lingua indigena, è del tutto comprensibile, è poi che cosa è successo?” domanda inquisitore il giornalista. “Gli ho chiesto i biglietti, gli ho chiesto di mostrarmi i biglietti, uno di loro mi ha risposto ‘amico no biglietti’, altri hanno ripetuto ‘no biglietti’, allora gli ho chiesto di alzarsi tutti perché alla prossima fermata sarebbero dovuti scendere tutti, perché non si può viaggiare senza biglietto” dice la capo controllora del treno al nord. “E poi che cosa è successo?” domanda il giornalista. “Uno di loro si è alzato di scatto, e ha cominciato a picchiarmi con forti pugni al volto, ho alzato le mani per proteggermi, così mi ha colpito alle costole, fratturandomene alcune, poi sono caduta, così ha incominciato a prendermi a calci mentre ero a terra, piangevo e urlavo e lui picchiava sempre più forte” dice la capo controllora del treno al nord. “E i passeggeri?” domanda il giornalista. “Guardavano, erano tutti spaventati da questi stranieri, nessuno è intervenuto, ma non li biasimo per questo” dice rassegnata la capo controllora del treno al nord. “Poi cos’è successo?” domanda il giornalista. “Lo straniero ha continuato a picchiarmi con ferocia, come se mi odiasse, il tempo sembrava essersi fermato, il dolore rallenta il tempo, poi ho perso i sensi, quando li ho ripresi alcuni passeggeri mi hanno detto che alla fermate del treno sono scappati via” dice la capo controllora del treno al nord. “Una passeggera l’ha denunciata per razzasmo, perché?” domanda il giornalista. “E’ stato l’avvocato a dirmelo, quando ero a terra, mentre lo straniero mi picchiava penso di aver detto ‘maledetto straniero’, una passeggera l’ha sentito e mi ha denunciato per razzasmo, così adesso sono stata sospesa dal lavoro in attesa della sentenza del giudice” dice la capo controllora del treno al nord. “Il razzasmo è una brutta cosa, non si vergogna?” domanda il giornalista. “Uno straniero che picchia un indigeno mentre compie il suo lavoro non è razzasmo contro gli indigeni?” domanda la capo controllora picchiata dal migrante. “Certo che no! Il migrante si sentiva minacciato, è stato minacciato di modificare il suo comportamento da un funzionario pubblico non idoneo o comunque non preparato sufficientemente, incapace di svolgere le sue mansioni adeguatamente e motivato nel suo agire da ragioni di prematismo razzale candido! Si vergogni razzasta!” accusa il giornalista imparziale. “Ho chiesto il biglietto! Il razzasmo è la conseguenza di una situazione sociale, i politici mescolano forzatamente popoli diversi e incompatibili e la prima reazione è l’avversione reciproca, il razzasmo è una reazione naturale assente in popolazioni omogenee da un punto di vista razzale, e se i politici continuano a mescolare i popoli invece di preservarne l’omogeneità, questa reazione è criminalmente ricercata, voluta, colpevolmente perseguita, come un chimico che mischia sostanze acide e basiche per ottenere una reazione specifica” dice la capo controllora del treno al nord. “Non chiede scusa quindi? Lei conferma di essere motivata da ragioni razzali premalistiche totalistiche, persiste nel suo atteggiamento criminale discriminatorio, non si pente per quello che ha fatto e detto?” domanda il giornalista. “Devo chiedere scusa?” domanda la capo controllora del treno al nord. “Certo, chieda scusa a quel povero migrante straniero del sud e con lui a tutti i poveri stranieri del sud discriminati che ogni giorno entrano legalmente o meno, nel nostro paese con il solo intento di rafforzarci e arricchirci! Chieda scusa sciagurata!” ingiunge il giornalista. “E a me e a tutti i miei colleghi quotidianamente maltrattati da questi stranieri del sud illegali, chi ci chiede scusa? Solo nell’ultimo hanno sono state centinaia le aggressioni a bordo dei treni, e i perpetratori sono tutti questi nuovi cittadini accolti amorevolmente dal governo del paese anche se immigrati clandestini illegali, la maggior parte dei casi di cronaca riguardano questi illegali stranieri ma la stampa libera autonoma e indipendente, quando uno straniero commette un crimine, cosa che accade ogni giorno, invece di scrivere la verità, ‘straniero uccide, straniero ruba, straniero stupra, straniero picchia a sangue capo treno ferroviario’ eccetera, mentono scrivendo ‘un uomo ha ucciso, un uomo ha rubato, un uomo ha stuprato’ e nel mio caso ‘un uomo aggredisce capo treno’, adesso si sono inventati addirittura la dicitura ‘trentenne ruba, quarantaduenne uccide’, indicando l’età per non indicare la nazionalità! Questo si che è vergognoso! Per proteggere questi stranieri illegali clandestini delinquenti che sentendosi protetti dalle istituzioni tutte continuano a delinquere, mentre se un indigeno commette un crimine i dettagli etnos razzali sono sempre indicati ‘indigeno candido violento picchia collega, indigeno candido nazionale violento criminale falsificava documenti’ eccetera, di questo lei e la sua categoria dovreste vergognarvi! Questi fuorilegge arrivano qui e fanno quello che fanno, e la stampa, la giustizia, invece di perseguire gli illegali stranieri del sud, evitando che entrino nel paese, punisce gli indigeni che subiscono le violenze straniere?” dice la capo controllora del treno al nord. “Bene, allora se non si scusa è chiaro che lei oltre che un’incompetente è una razzasta! Razzasta si vergogni! Si vergogni!” accusa il giornalista. “Il vero razzasmo è contro i poveri indigeni candidi del nord inermi e indifesi di fronte alla propria sostituzione” dice la capo controllora del treno al nord.
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