“Prego signore favorisca un documento” domanda il funzionario. “No documento, no documento!” dice allarmato il migrante del sud salvato e accolto. “Non hai un documento d’identità?” domanda il funzionario. “No documento, no!” agita la testa il migrante del sud salvato e accolto. “Niente documento, aspetta che scrivo” dice l’accoglitore compilando i moduli. “No documento, no, no, no documento” agita le grandi mani il migrante del sud salvato e accolto. “Ho capito, ho capito, no documento, ma perché non hai documenti? Come mai non hai documenti?” domanda il funzionario. “Mi hanno detto che no servono e ho perso mare” dice il migrante del sud salvato e accolto. “Li hai persi o gettati in mare?” domanda il funzionario. “Persi, no trovo, persi mare, onde grandi, no nuotare, paura, fame, mangiare” dice il migrante del sud salvato e accolto. “Persi, dategli da mangiare, aspetta che scrivo che hai perso i documenti, come ti chiami? Qual è il tuo nome? Il nome!” domanda il funzionario. “Nome mio Moren Morakem” dice il migrante del sud salvato e accolto. “Moren Morakem, bene, quanti anni hai? Qual è la tua età? Quando sei nato?” domanda il funzionario umanitario. “Io piccolo, piccolo!” dice il migrante umanitario Moren Morakem. “Piccolo, si ma quando sei nato?” domanda il funzionario. “Io nato diciassette anni!” dice il migrante umanitario Moren Morakem. “Hai diciassette anni?” domanda il funzionario. “Io diciassette, sì!” dice il migrante umanitario Moren Morakem. “Aspetta che scrivo, diciassette, che cosa chiedi?” domanda il funzionario. “Io rifugiato, chiedo asilo, io minorenne, così devo dire” dice il migrante umanitario Moren Morakem. “Chiedi asilo umanitario? C’è la guerra nel tuo paese?” domanda il funzionario. “Pochi diritti umani, picchiato me, cattivi, brutti, io scappo, io stare bene, aiuto!” dice gesticolante il migrante umanitario Moren Morakem. “Ecco tieni questo foglio timbrato, avanti un altro!” dice il funzionario verso la lunga fila di migranti accolti del sud appena sbarcati dalle navi umanitarie per i diritti umani universalistici. “Allora tu, quanti anni hai?” domanda il funzionario. “Io diciassette, io minorenne, aiuto asilo!” dice agitato l’altro migrante umanitario. “Diciassette anni, aspetta che scrivo, come ti chiami, il tuo nome!” domanda il funzionario. “Io chiamo Moner Mokeram” dice il migrante. “Moner Mokeram, bene, dammi i tuoi documenti, la carta d’identità!” dice il funzionario. “No documenti, persi in mare, caduti mare, persi” dice il migranti che ha perso documenti. “Che cosa chiedi?” domanda il funzionario. “Aiuto, mangiare, asilo umano, mio paese povero!” dice Moner Mokeram. “Ecco i fogli, avanti un altro! Come ti chiami, quanti anni hai?” domanda il funzionario. “Mio nome Renom Kemoram, no documenti, io diciassette, io guerra, asilo umano!” dice Renom Kemoram. “Ecco, avanti un altro! Anche tu hai diciassette anni? Siete tutti minorenni ma sembrate più grandi, ma, magari al sud sono più robusti” dice sospettoso e in modo non poco razzistico il funzionario umanitario. “Io no documenti, io diciassette, pericolo, aiuto umano, picchiato me, io paura” dice sintetico l’adulto minorenne. “Allora ai diritto all’asilo umanitario universalistico, ecco i fogli, vai verso quella parte, ti daranno dei soldi, da mangiare, da vestire, una sistemazione, un lavoro, assistenza sanitaria, corsi integrativi, corsi linguistici, parla con quella donna” indica una donna il funzionario. “Allora che cosa abbiamo qui?” domanda il responsabile accoglitore leggendo le carte. “Sono cinquanta migranti richiedenti asilo umanitario” dice il funzionario. “Ci sono minori?” domanda il capo accoglitore. “Sono tutti minorenni e sono nati tutti lo stesso anno” dice il funzionario indicando i migranti illegali clandestini fatti sbarcare dalle navi umanitarie milionarie e da capitani coraggiosi che non temono di sfidare le onde del mare, salvatori di vite umane mossi dalla sola carità umana, le cui mappe nautiche indicano porti sicuri solo al nord e mai al sud ma guai a chiamarli trafficanti di esseri umani. “E dove sono?” domanda stupito il capo accoglitore guardando i cinquanta richiedenti asilo umano.
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