“E’ una cosa incredibile, un successo straordinario!” dice entusiasta la maestra d’asilo senza dubbi. “Le sue classi sono un esempio per tutti non è vero?” domanda in giornalista. “Certamente, si tratta di un esempio straordinario per tutti gli istituti scolastici nazionali e internazionali soprattutto quelli nordici!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Perché?” domanda il giornalista. “Perché qui i bambini sono tutti diversi! Finalmente!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Finalmente?” domanda il giornalista. “La diversità, raggiungere la difformità, la disomogeneità etnos, superare la località è stato un nostro obiettivo fin dall’inizio, non c’è stato bisogno d’imporcelo dall’alto, abbiamo fatto da noi, noi già da tempo lavoravamo per raggiungere la diversity molto prima che la stessa diventasse il primo punto dall’agenda globale soprattutto nelle regioni nordiche, noi fin da subito abbiamo compreso l’importanza della discordanza che è sinonimo di discordia, per questo abbiamo lottato con i denti per ottenerla e finalmente l’abbiamo ottenuta, un successo straordinario!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Ci siete riusciti!” dice il giornalista. “Certamente un traguardo grandioso! L’adeguamento è sempre un trionfo! Un tripudio!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Ce ne vuole parlare? Ma soprattutto ci vuole spiegare perché dobbiamo essere felici per questo traguardo?” domanda il giornalista. “Noi abbiamo unito i colori! Se ne rende conto? Noi abbiamo unito i colori del mondo, la nostra scuola è un arcobaleno che mette insieme tutti i colori del mondo! Nella nostra scuola materna ci sono bambini provenienti da trentatré paesi diversi!” dice entusiasta e soddisfatta, con le lacrime agli occhi la maestra senza dubbi. “Il colore prevalente è il nero” constata il giornalista. “Certamente, il nostro progetto si è concentrato sopratutto verso il sud” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Perché?” domanda il giornalista. “Perché? E me lo domanda? Perché il sud è bello! Il nero è bello! Il nero è il colore predominante della difformità, il nero è sempre stato il colore predominante del nostro progetto diversity, il nero piace molto, il bianco ha un po' stufato francamente, anche nella moda devo dire, nelle pubblicità, nei programmi visivi, ovunque prevale il mix, a me personalmente piace molto il nero anche se sono chiara, insomma, tutto tende al nero, per questo anche noi nel nostro esperimento sociale, nel nostro progetto, abbiamo scelto il nero come tonalità predominante, in questa parte delle città c’è una prevalenza di popolazioni provenienti dal sud del mondo, in un certo senso si trattava di una scelta obbligata, abbiamo fatto di necessità virtù, il nero è il colore del futuro, il nero è il nostro destino, dobbiamo essere orgogliosi di questo colore, i reggenti ci hanno assegnato questo colore e noi dobbiamo esserne orgogliosi!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Arrivano famiglie da ogni parte del mondo” dice il giornalista. “Finalmente! Gli indigeni vanno scomparendo, la popolazione invecchia, per non parlare del fenomeno denatale autoctono, i quartieri perdono vitalità, le periferie si stavano spopolando, ma per fortuna adesso arrivano popoli da ogni parte del mondo per dare vita alle nostre città morenti, ci portano la vita e dobbiamo ringraziarli!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Avete fatto un calendario” dice il giornalista. “Fa parte del progetto, abbiamo chiamato i genitori dei bambini stranieri, i parenti, gli abbiamo chiesto di vestirsi nei loro indumenti caratteristici tipici tradizionali, d’indossarli con orgoglio, con proud, e di mettersi in posa di fronte alla macchina fotografica, abbiamo fatto un calendario stupendo, meraviglioso, grandioso, molti bimbi in posa sfoggiano non solo gli abiti tradizionali ma anche gli oggetti tipici del loro paese, come strumenti musicali, attrezzi da lavoro, prodotti tipici, riso, tè, ciotole, pipe, elementi caratteristici del loro grande paese d’origine, dobbiamo incentivare le culture straniere all’interno dei paesi nordici, gli stranieri devono essere orgogliosi delle loro culture d’origine devono mantenerle vive, preservale, proteggerle dalla dissoluzione, anche se si trovano lontani da casa capisce, e noi indigeni rimasti dobbiamo aiutarli a farlo” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Promuovere la cultura indigena invece?” domanda il giornalista. “Non è auspicabile in alcun modo, in primo luogo perché è nota a tutti e quindi non c’è necessità di celebrarla, anzi, francamente è venuta a noia, in secondo luogo perché gli stranieri presenti nel nostro paese, pardon, nella loro nuova casa, si sentirebbero offesi, oppressi, messi in disparte, soprattutto i bambini e le donne, e gli anziani e gli adulti maschi, per questo gli indigeni devono mettersi in sonno, mettersi in disparte mentre gli stranieri celebrano le loro grandi origini al nord, questo è il miglior modo di accoglierli, indubbiamente, nessuno più parla d’integrazione, integrare significa rinunciare alle culture d’origine e noi non vogliamo che lo facciano perché questo ha degli impatti sulla divisione sociale, l’integrazione esclude la divisione e noi vogliamo tenerli separati, inoltre sono troppi, arrivano troppo in fretta, non c’è tempo d’integrarli, devono mantenere i loro abiti caratteristici, le culture d’origine, e poi c’è la questione premale, il candido indigeno inorgoglito dalle celebrazioni culturali tende la premalismo, al totalismo, questo gli scienziati della psicomente indipendenti lo hanno confermato già da molto tempo con studi e ricerche di grande spessore e rilevanza soprattutto mediatica, per questo ci hanno chiesto di esaltare lo straniero in luogo dell’indigeno nel luogo dell’indigeno, perché solo in questo modo si può ottenere la SN, la Società Nuova, finalmente Giusta ed Equilibrata, indubbiamente” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Dunque?” domanda il giornalista. “Dunque la diversità ci porta una ricchezza culturale incalcolabile, un’opulenza carnale, vitale straordinaria! Sono ebbra, datemene ancora! Dobbiamo incentivare in ogni modo la difformità! DOBBIAMO TROVARE IL MODO PER FARLO COMPRENDERE A TUTTI! La gente deve comprendere la ricchezza indotta dalla diversity!” dice entusiasta soddisfatta ebbra la maestra senza dubbi. “La gente non capisce! Le cose artificiali, al contrario di quelle naturali, necessitano di spiegazione, da qui le tecnocraze e il tripudio dei professori della Vera Scienza” dice il giornalista. “No! Gli indigeni sono stupidi, rinunciano alla ricchezza! Sono ciechi, non hanno gli strumenti intellettivi per comprendere i fasti delle diversity! La muticultural porta non solo ricchezza, è trasversale, ortogonale, tangenziale, universale, potente! La diversità porta armonia, allegria, amore, tolleranza, la diversity, pacifica il cuore!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “‘La zona è stata pacificata!’, così dicevano i generali comunitari dopo aver sterminato gli indigeni di una regione particolare” dice il giornalista. “Il calendario è in vendita, tutti gli indigeni possono acquistarlo per sostenere la diversificazione culturale e sociale arricchente! Dobbiamo promuovere l’orgoglio multiculturale” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Ma non il cultural indigeno” dice il giornalista. “Abbiamo già visto perché!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Molti osservatori inascoltati e poco pubblicizzati sostengono che la multicultural porta divisione sociale, atomizzazione, sopratutto se lo straniero e incentivato, inorgoglito a persistere nelle sue tradizioni originarie invece di usare quelle nazionali, regionali, locali del paese in cui viene accolto e ospitato, per questa ragione in passato l’immigrazione straniera è sempre stata regolata, non certo per atteggiamento premalistico, questi osservatori inascoltati sostengono anche che la divisone sociale è anche il principale strumento del controllo, inoltre sostengono che in realtà la diversificazione è un’arma nelle mani del potere, per distruggere le culture indigene con il pretesto della multilateralità, un’arma già adoperata, quel regime comunitario passato promuoveva le lingue nazionali straniere di tutto il mondo, come arma per distruggere le culture e i popoli esistenti” dice il giornalista. “Sciocchezze, la multidiversità è ricchezza! E’ ORO!” dice entusiasta e soddisfatta la maestra senza dubbi. “Sto guardando il calendario! C’è un colore prevalente, ma manca il candido, effettivamente la multiculturalità non è uno strumento di cancellazione della candidità, la diversitarietà è molto importante in tutti i popoli nordici, ma quello che veramente tutti dovrebbero comprendere, è che le tecniche di sovversione dei popoli sono sempre le stesse, e tutte hanno a che fare con la divisione, per questa ragione la diversiti è il principale valore dei popoli sconfitti” constata il giornalista.
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