“E’ felice?” domanda il giornalista. “Felicissima?” dice la maestra insegnante esperta dello psicomentale. “La sua foto in classe ai bambini stranieri mentre osservano la cartina geografica del mondo verrà pubblicata sulla più prestigiosa rivista geografica leader mondiale nell’esplorazione del pianeta terra” dice il giornalista. “Sono molto emozionata!” dice la maestra insegnante esperta dello psicomentale. “Ce ne vuole parlare?” domanda il giornalista. “Assolutamente, a me piace parlare! Io insegno geografia ai bambini di questo istituto scolastico pubblico, gli indigeni purtroppo non fanno più figli, sono sterili, gli stranieri invece sono molto prolifici, i bambini qui sono per la maggior parte stranieri, mi perdoni, sono nazionali, sono al cento per cento nazionali, indigeni, ma le origini sono straniere, i bambini non devono sentirsi esclusi lei capisce, devono sentire di essere membri attivi di questa comunità, io insegno geografia, questo per loro, anche se sono ancora piccoli, è molto rilevante, i bambini capiscono bene, in una certa maniera sentono che questo non è il loro luogo d’origine al cento per cento, i bambini s’interrogano sulle loro origini, noi come prevede il nuovo protocollo istituito molti anni fa quando è iniziata l’invasione dei migranti clandestini stranieri del sud, mi perdoni, il flusso migratorio illimitato dei rifugiati richiedenti asilo del sud, noi insegnanti le dicevo, ripetiamo ai bambini che sono di qui, che questa è la loro patria, la loro casa, tutta per loro, che non devono temere, che devono stare tranquilli, che nessuno gliela porta via, che non devono cercare di scappare, che sono accolti e ben voluti qui, che non c’è ragione di emigrare, ma loro, come se avessero assorbito e introiettato le ansie genitoriali, con la testolina cercano altrove, migrano altrove, cercano le loro origini vere, così ho fatto questa lezione, ho parlato dei paesi del sud e dei paesi del medio orientale, ho dovuto farlo, insegno geografica, ho parlato di quelle terre del sud da dove arrivano molte delle famiglie di questi bambini stranieri, mi perdoni, nazionali indigeni autoctoni naturalizzati, cento per cento connazionali, io non voglio violare il protocollo, so che molti professori perdono il posto solo per aver criticato con poche parole le politiche accoglitive illimitate indiscriminate non discriminanti aperturiste del governo del paese, io sono sempre stata a favore dell’accoglienza dello straniero, illegale o no, sempre stata a favore! Si! Certo! Chieda alle mie colleghe, faccia un’indagine, io sono per l’abbattimento delle confinanze, i confini dividono, io l’ho sempre sostenuto, meglio tirarli giù e costruire ponti, a che servono i muri? Siamo tutti uguali! I muri innescano diversità, perché uno si isola ed è libero di essere se stesso, esplora la sua individualità, è libero di essere pienamente se stesso, per questo noi esseri umani viviamo in case circondate da mura, è così che è nata la straordinaria diversità e bellezza del mondo, io sono una psicometale, comprendo bene certe dinamiche, ma se veramente vogliamo essere tutti uguali, tutti uniformati, tutti standardizzati, tutti omologati, allora l’unico modo è abbattere i confini, abbattere le barriere, abbattere i muri divisori, mescolare le popolazioni, incentivare la mescolanza come fanno le pubblicità di qualsiasi prodotto commerciale in circolazione, è la logica dell’open space, se gli uffici sono separati da solide mura allora gli impiegati, formano strane squadre e fazioni, che sono in molti casi originali, uniche, straordinarie, anche efficienti in termini lavorativi, basta fare un giro in qualche ufficio strutturato con uffici separati e muri divisori per rendersene conto, mentre nell’open space sono tutti uguali, tutti rigidi nelle loro postazioni lavorative, tutti convenzionali, tutti operativi, meccanici, come quelle catene di montaggio, molti si opprimono ma a me vedere le catene di montaggio da un senso di pace, di efficienza e anche di libertà se devo essere sincera, ecco nell’open space sono tutti come dovrebbero essere e non come sono in realtà, così io sono per l’open space mondiale, tiriamo giù i confini, accendiamo le telecamere a riconoscimento faccia-iride, facciamo la cittadinanza a punti come sperimentano con grande successo le democrature orientalistiche, basta nazioni, che cosa sono le nazioni? Nulla, niente! Io ho sempre odiato le nazioni, glielo dico francamente, le nazioni mi fanno schifo! Puh!” dice la maestra aperturista al cento per cento timorosa della censura gov. “Torniamo al punto per cortesia” dice il giornalista. “Niente, così ho parlato molto, io parlo sempre tanto, l’altro giorno parlavo con una mia amica, eravamo sedute sul divano, parlavo da molto tempo di certe faccende amorose, non so di preciso da quanto, a un certo punto mi giro e la vedo dormire, russava di gusto! Era così stanca! Non di me certo, del lavoro! Lei lavora tanto! Ecco, ho parlato ai bimbi, gli ho parlato tanto, gli ho parlato dei confini, dell’epoca delle colonizzazioni, delle guerre ancora in corso, gli ho spiegato che le guerre sono brutte e molte persone scappano loro malgrado dalle guerre, che provano nostalgia, che vorrebbero tornare a casa loro, ma le guerre ancora in corso e le condizioni climali sempre più riscaldative artificiosamente glielo impediscono, così noi gli diamo asilo, li ospitiamo, li naturalizziamo, li integriamo, li inglobiamo, li assorbiamo in qualche modo, li incorporiamo, così noi li facciamo diventare noi, i bambini capiscono questi discorsi e fanno si si con la testolina capisce?” domanda la maestra insegnante esperta dello psicomentale geografico. “Ecco, mi scusi se la interrompo, ci dica della foto, come è nata la foto” dice il giornalista. “Avevo fatto la mia solita lezione, io amo la fotografia, mi piace fare foto, porto sempre con me la macchina fotografica, appena vedo qualcosa che mi piace illuminato in un certo modo io scatto! Clic! Ecco, c’era l’intervallo, due bambini stranieri, mi perdoni, due bambini inglobati, incorporati, s’intrattenevano vicino alla cartina geografica del mondo, uno di loro indicava con la manina un’aria della cartina dove presumibilmente c’è il suo paese d’origine, suo e della sua famiglia, così piccoli e già focalizzati sulla ricerca delle proprie vere origini, poi è arrivato un raggio di sole e allora con mano pronta ho estratto la macchina dalla borsetta e ho scattato immediatamente! Clic, e poi l’ho mandata alla prestigiosa rivista perché so che da molto tempo sono molto sensibili al tema meticciativo e quindi al tema migrativo” dice la maestra insegnante esperta dello psicomentale. “Qual è l’anima di questa foto, se la dovesse riassumere cosa direbbe” dice il giornalista. “’Tornare a casa’, ‘Dov’è casa?’, ma questa forse non è la vera anima, così ho accettato il titolo di ‘Cittadinetti delle pianeta globo’, è giusto così, i bambini non esploravano le loro origini, ma s’interrogavano sulla vera natura della loro cittadinanza mondiale, i bambini si sentono cittadini del pianeta e osservando la mappa del mondo esplorano le infinite possibilità del diritto migratorio universale recente ritrovato giuridico degli Istituti Multilaterali riconosciuto dagli accordi internazionali, l’uomo non vuole stare, l’uomo non vuole mettere radici, l’uomo c’ha le fregole, l’uomo non è un albero, una pianta, l’uomo c’ha le gambe per muoversi, la vera natura dell’uomo è lo spostamento, la migrazione! Anch’io migro, la mattina esco di casa, mi sposto, vengo al lavoro e poi di nuovo mi sposto e vado a casa o a fare la spesa o a comprare le scarpe, le pellicole per la mia macchina fotografica, tutti noi migriamo, siamo tutti migratori, siamo mobili, è impossibile negare questa realtà di fatto, ma allora perché limitare il diritto umano allo spostamento? E’ questa l’anima della foto, nella mia classe i bambini sono per il novanta per cento stranieri, novanta per cento ha sentito bene, nazionali stranieri, è sbagliato considerarli stranieri, loro sono i nuovi noi, capito?Dobbiamo cedere il passo, è la vita migrante! Questa classe, e tutto il lavoro educativo psicomentale che facciamo su questi poveri bambini, sono la perfetta dimostrazione della malleabilità della natura umana, dell’adattabilità per fini vitali, gli inculchiamo la convinzione della cittadinanza globale che loro naturalmente negano in ogni gesto più spontaneo, come il dito sulla cartina premiato dalla rivista leader multilaterale, è infine, la perfetta dimostrazione che non solo la diversità è forza arricchente, ma che le differenze, se precedute da un adeguato lavoro psicomentale ammorbidente, possono convivere benissimo...” dice la maestra insegnante esperta dello psicomentale. “Ecco, questa è perfetta, il direttore sarà entusiasta! Mi scusi se la interrompo ma lei è stata straordinaria, adesso devo andare!” dice il giornalista. “La prego parliamo ancora un po della diversità!” dice la maestra insegnante esperta dello psicomentale geografico diversitario.
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