“Direttore” dice il capo redattore.
“E’ successo di nuovo?” domanda sconsolato il direttore.
“Sì” risponde il capo redattore.
“I dettagli” dice il direttore.
“Ha usato la mannaia, la vittima è la proprietaria di un bar ultra sessantenne, l’omicida si è accanito sulla vittima inerme infliggendole decine e decine di fendenti, l’ha letteralmente fatta a pezzi, ‘non ho mai visto immagini così crude e brutali’ ha detto il questore, e l’omicidio è avvenuto in terra di mafia dove gli omicidi violenti non sono così rari” dice il caporedattore.
“E’ straniero?” domanda il direttore.
“Straniero, è entrato nel paese per ricongiungimento famigliare grazie alla moglie che già lavorava qui, lui è disoccupato, passava le giornate al bar giocando con le macchinette elettroniche dilapidando i guadagni della moglie, si pensa a una tentata rapina andata male, sorpreso dalla proprietaria l’ha fatta a pezzi con la mannaia che si era portata da casa, dopo l’omicidio freddamente ha cercato di cancellare le tracce manomettendo l’impianto di videosorveglianza” dice il giornalista.
“Qualche idea per il titolo?” domanda il direttore.
“Non posso usare sempre lo stesso” dice il caporedattore.
“‘Un uomo uccide tabaccaia’ non va bene? Lo sai, meglio non essere troppo espliciti riguardo alle origini dei criminali, o meglio, se sono indigeni va bene indicare l’etnia, incrementa il senso di colpa, genera sfiducia generale, ma se sono stranieri meglio celare le informazioni, ci sono delle disposizioni ben precise al riguardo, non possiamo ignorarle, dobbiamo fare il nostro dovere che è quello di informare e anche di occultare se si tratta di crimini stranieri, per gli stranieri solo il sentimento di compassione è ammesso, tutti gli altri in particolare quelli ostili sono da escludere in ogni modo possibile, ogni giorno arrivano e devono essere accolti con amore non con odio, non possiamo suscitare odio negli indigeni invasi dagli stranieri provenienti da tutto il mondo, non possiamo interrompere la soppiantazione demografica in atto da anni, soprattutto adesso che siamo quasi alla fine, la popolazione è una delle più vecchie al mondo, i pochi giovani emigrano, arrivano milioni di stranieri colorati del sud che hanno un tasso riproduttivo sbalorditivo ben al di sopra della soglia sostitutiva mentre i pochi indigeni in età fertile sono letteralmente castrati, non fanno figli, sperimentano la transitorietà sex, si tratta di assestare il colpo finale come l'amico con la mannaia, il colpo di grazia e questi indigeni candidi razzisti endemici, il ziscismo è nato qui, sono cancellati dalla faccia della terra per sempre! Per cui non possiamo incitare al razzismo contro gli stranieri, contro gli indigeni certo che sì, siamo tutti uguali è piuttosto evidente mi pare, non possiamo suscitare scetticismo riguardo all’accoglienza incondizionata integrativa di soggetti stranieri che ogni giorno a centinai sbarcano nel paese e si integrano a meraviglia come puoi constatare” dice il direttore.
“Sì questo lo so ma volevo variare, è noto a tutti che passava le giornate a giocare alle macchinette elettroniche, ‘Proprietaria di un bar uccisa da un uomo ludopatico’, va bene? Giusto per cambiare un po, ho paura che s’insospettiscano” dice il caporedattore.
“Direi che è perfetto! No, non ti preoccupare, quei pochi indigeni rimasti dormono di un sonno profondissimo, mortale direi, non hanno la minima idea di quello che gli accade intorno! Sei molto ingegnoso devo ammetterlo! Bravo! Come al solito, prime pagine agli sbarchi dei migranti che soffrono, i migranti eroi da far premiare dal Presidente della Nazione, dobbiamo accoglierli, integrarli, siamo uguali, ci arricchiscono eccetera, dobbiamo suscitare, solidarietà, empatia nei loro confronti, senso di colpa negli indigeni, la colpa è utile perché l’accoglienza degli stranieri serve a ripianare le colpe pregresse inestinguibili degli indigeni, trafiletto in coda per la donna squartata con la mannaia, le onde emotive vanno suscitate responsabilmente e in modo mirato, gli indigeni invasi devono amare gli invasori e aiutarli a vincere!” dice il direttore.
“Procedo” dice il caporedattore.