“Dunque come si articola il vostro progetto diversità?” domanda il giornalista. “La nostra idea è molto semplice in realtà” dice soddisfatto il progettista sociale. “Da dove siete partiti?” domanda il giornalista. “Dalla globalizzazione” dice il progettista sociale. “La globalizzazione, bene ci spieghi” dice il giornalista. “Ci siamo detti, la globalizzazione è un processo in continuo divenire, ma soprattutto inarrestabile, incontenibile, travolgente da un certo punto di vista, e allora ci siamo detti, se la globalizzazione è inarrestabile, perché tentare arrestarla? Se l’accentramento del potere, se la concentrazione del potere coercitivo e decisionale è ormai irreversibile, perché combattere? Perché provare a realizzare l’impossibile quando è più facile accettare la realtà così com’è?” dice il progettista sociale. “Molto arguto” constata il giornalista. “Da questa constatazione siamo arrivati alle migrazioni, alla gestione delle migrazioni, perché anche le migrazioni, i flussi di migranti che dal sud portano milioni di esseri umani diversi al nord, perché anche le migrazioni dicevo, come la globalizzazione, sono inarrestabili, ineluttabili, inevitabili, inesorabili, necessarie in un certo senso, non a caso tutti parlano di gestione dei flussi e non della loro interruzione definitiva, e poi siamo soprattutto noi nordici ad averne bisogno, ad avere bisogno dei migranti del sud, non è vero che incrementano la disoccupazione” dice il progettista sociale. “Migrazioni necessarie, interessante il vostro punto di vista, originale soprattutto” constata il giornalista. “Se si tratta di fenomeni ineluttabili e necessari allora la questione si pone in termini di accettazione e di gestione e non di ostacolo o interruzione, la domanda è, come possiamo gestire al meglio la globalizzazione dato che non possiamo evitarla? Come possiamo gestire le migrazioni perenni, come confermano tutti gli esperti di migrazione, visto che non possiamo evitarle? Una sfida ineluttabile e necessaria diventa obbligatoriamente prioritaria, dobbiamo quindi occuparci e preoccuparci di questi migranti sofferenti che a milioni approdano illegalmente sulle nostre coste, non possiamo respingerli, dobbiamo accoglierli, ospitarli, integrarli, amarli e non odiarli, la questione diventa necessariamente politica, fatte queste premesse è facile capire che una polita che si chiude, che si oppone al processo globale, che addirittura rifiuta i nuovi cittadini del sud, cittadini che hanno gli stessi diritti degli autoctoni altrimenti si scade nella discriminazione razzistica xenofobale, una politica violenta, estrema, che si ostina a vivere nel passato, che non accetta la modernità, una politica nostalgica, di destra estremista, odiatrice, è facile capire che una politica di questo tipo non è ammissibile, in un mondo globalizzato e solcato da costanti flussi migratori e movimenti di popoli, solo una politica aperta è ammissibile, possibile, consona, conforme, adeguata, appropriata, giusta aggiungo io” dice il progettista sociale. “Logico, razionale” constata il giornalista. “I paesi e le città continentali devono collaborare per agevolare questi processi inevitabili, la globalizzazione e le migrazioni degli stranieri, i popoli indigeni non devono opporsi agli stranieri che occupano i loro territori, perché non bisogna avere paura della modernità, del cambiamento, del progresso, dell’evoluzione, lo stesso essere umano è un soggetto imperfetto in costante mutamento verso una perfezione irraggiungibile, come la lepre finta per i cani da corsa, non bisogna avere paura, la paura nasce dalla mancata accettazione dell’altro diverso, si tratta di essere resilienti, trarre il meglio dal peggio, questa è la nostra via, questa è la vera cittadinanza positiva, che in sostanza è integrazione del diverso, diverso non solo in termini etnici ma anche di genere sex tranx, si tratta di aprirsi a tutto, perché tutto è normale, normalizzare tutto quanto ci è sempre apparso come diverso dal normale, la diversità è tale rispetto a una normalità convenzionale, ma se noi spostiamo il concetto di normalità tutto diventa normale e non c’è più diversità, escludendo il normale escludiamo il diverso e tutto diventa al contempo normale e diverso, si tratta solo di dire sì a tutto quello che la realtà, la mano invisibile del mercato, ci propone, non bisogna mai dire no, altrimenti si perde, è come un gioco, chi dice sì vince sempre, chi dice no, perde, è molto semplice, basta non dire mai no, è questo il nostro punto di vista rivoluzionario, totale accettazione del reale, nessuna opposizione, nessun ostacolo alla realtà, solo in questo modo si può sconfiggere l’estremismo politico violento identitario che odia e che si oppone alla diversità sulla base di modelli di normalità presunti naturali ma ormai superati dalla storia e dalla realtà, il nostro esperimento sociale ha funzionato perché la gente ha smesso di votare la destra dell’odio estrema violenta xenofobale in favore di partiti più responsabili e moderati, pacifici, accoglitivi, abbiamo abbattuto la criminalità incrementando la sicurezza, ogni angolo di strada ha la sua torre di sorveglianza, ogni gesto spontaneo è monitorato e registrato, abbiamo inoltre schierato l’esercito e la polizia in strada, la gente apprezza molto, si sente più sicura, i soldati aiutano le vecchiette e i bambini ad attraversare la strada, i criminali razzisti indigeni che si oppongono alla globalizzazione, ai confini aperti e alle invasioni degli stranieri, sono immediatamente arrestati, la pace sociale da loro temporaneamente interrotta, subitamente ripristinata, abbiamo incrementato la pulizia stradale eliminando le cartacce da terra, la denatalità indigena è stata sconfitta con il boom demografico straniero, è noto che gli stranieri sono molto più fertili degli autoctoni ormai in denatalità estintiva, gli stranieri invece sono sempre accaldati, sempre turgidi e pronti all’accoppiamento, questo ha creato dei problemi con le giovani indigene, ma alla fine anche loro hanno capito che gli stranieri non lo fanno per male, che è così che loro esprimono il loro amore, che alla fine è inutile opporsi e che la strada migliore è sempre la stessa, la resa, l’apertura totale, la resistenza produce solo maggiore dolore, hanno capito che la strada vincente è l’accoglienza, l’integrazione, l’amore, la sottomissione, perché solo con l’amore si sconfigge l’odio, solo con l’amore si costruisce un’identità positiva, resiliente diciamo noi, i migranti sono diversi da noi, loro hanno bisogno di molto più amore, non sono freddi e apatici, spenti come i nordici, loro ci danno vita e vitalità positiva, dobbiamo solo abituarci ai loro metodi, dobbiamo assimilarci ai loro costumi più moderni, il nostro esperimento sociale ha funzionato, è stato un successo perché tutti i cittadini adesso si accettano, si sentono integrati nella diversità, indipendentemente dal colore della pelle e dalla provenienza, questo è il nostro modello, li abbiamo resi tutti orgogliosi di essere membri attivi della nostra nuova società diversa, pensi che la nostra società sperimentale è composta da oltre duecento etnie e nazionalità differenti” dice lo studioso dell’uomo sociale. “Incredibile” dice meravigliato il giornalista. “Un’incredibile diversità, e in quest’ordinato caos etnico tutti convivono in pace e armonia, la questione è molto semplice, se in una società omogenea, come sono sempre state le società nordiche, s’introduce un livello modesto di diversità, la maggioranza omogenea tende a opporre resistenza alla diversità, ma se si rende il flusso migratorio costante, da tutti gli angoli della terra, l’omogeneità che è il nucleo vivo che oppone resistenza, si spezza, si dissolve fino a scomparire, e così se sono tutti diversi allora c’è totale accettazione perché non c’è più il nucleo indigeno omogeneo che si oppone all’invasione straniera, è questo il vero cuore della nostra teoria, per questo i flussi migrali non devono mai interrompersi capisce, per questo i filantropi internazionali investono tante risorse” dice orgoglioso lo sperimentatore sociale. “Molto arguto” dice il giornalista. “Grazie, per questo auspichiamo che tutte le società di tutto il mondo rompano al più presto la propria omogeneità etnica perché l’unico modo per accogliere è accogliere, è questo il nostro slogan, e più si accoglie e più si è disposti ad accogliere perché piano piano il nucleo etnico indigeno erode i suoi legami, fino alla completa arresa alla diversità, come quando una liceale perde la verginità, non esiste più la collettività ma solo l’individualità scollegata, solo in questo contesto scollato il migrante non è più percepito come entità diversa o minacciosa, perché per l’individuo tutto è diverso, riuscite a capire? Questo è veramente rivoluzionario! Per questo è importante mantenere i flussi migratori sempre costanti, abbiamo calcolato che nel giro di qualche decennio è possibile cambiare letteralmente il volto della terra, se i cittadini sono tutti diversi non c’è più diversità nella totale diversità, anche questo è uno dei nostri slogan più famosi” dice il sociologico. “Questo è il cuore della teoria della super diversità” dice il giornalista. “Esattamente, questa è la super diversità, gli stati, le nazioni, per accelerare l’avvicendamento devono investire tutte le risorse economiche in politiche accoglitive e integrative, non è difficile, anche questo è un nostro slogan di successo, corsi linguistici, cultura della diversità, istruzione gratuita per i nuovi arrivati, assistenza sanitaria pubblica, luoghi d’incontro sociale e di convivialità per gli stranieri, redistribuzione delle risorse dagli indigeni agli stranieri, alloggi gratuiti per gli stranieri nelle posizioni più ambite e a più alta concentrazione d’indigeni, questo abbiamo visto incrementa l’integrazione e l’assimilazione degli indigeni, lavori ben pagati per gli stranieri grazie a leggi antidiscriminatorie, politiche sociali per gli stranieri, diritti civili per gli stranieri, strutture accoglitive in grado di attrarre sempre nuovi migranti disagiati del sud, tutto in nome dell’inclusione del diverso per la sostituzione dell’indigeno ormai reso inerme” dice il sociologico. “Così si combatte l’odio del diverso, l’intolleranza per le differenze, la xenofobia e il ritorno dei nazionali nativisti estremi ultra” dice il giornalista. “Così grazie alla Super diversificazione” dice il sociologico.
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