“E’ boom!” annuncia lo statista. “Boom di cosa?” domanda il giornalista. “Boom di posti di lavoro, la locomotiva del continente nordico ha ripreso a correre!” dice festante lo statista. “Una buona notizia, finalmente dopo decenni di crisi economica, si vede una luce in fondo al tunnel!” dice il giornalista. “La crisi economica non è ancora finita, la locomotiva del continente unionista produce costantemente nuovi posti di lavoro, l’occupazione non è mai stata così elevata!” dice festante lo statista. “La disoccupazione è in calo?” domanda il giornalista. “La popolazione del paese continentale economicamente più forte è di circa ottanta milioni di persone, i disoccupati sono circa tre milioni, i numeri negli ultimi anni sono stati altalenanti ma tutto sommato stabili, in questo ultimo periodo abbiamo avuto un incremento di occupati di circa settanta mila unità e questo è certamente positivo” dice lo statista. “Che cosa la preoccupa?” domanda il giornalista. “I dati ci dicono che aumentano i posti di lavoro qualificati ma che non abbiamo i lavoratori idonei a ricoprire il ruolo” dice lo statista. “Costantemente i mezzi informativi, gli specialisti, i notisti, gli editorialisti, gli opinionisti, i telegiornalisti della sera, gli economistici, gli intellettualistici, i capi spiritualistici, le autorità statali, le organizzazioni umanitarie mondiali, le pubblicità commerciali, i musei le mostre d’arte persino ci ripetono che abbiamo bisogno di migranti specificatamente del sud per far fronte alle richieste di lavoro non ricoperte dagli autoctoni indigeni, che siamo in denatalità, che i migranti ci pagheranno la pensione, che abbiamo bisogno dei migratori per mantenere il nostro stato sociale altrimenti destinato a fallire” dice il giornalista. “I dati ci dicono che il lavoro anche qualificato aumenta ma che i migranti non hanno le qualifiche per ricoprire tali ruoli, l’industria, il mondo del lavoro necessita di personale qualificato, preparato, ma i profughi di guerra o presunti tali, che a milioni abbiamo accolto in questi anni non hanno la preparazione per trovare impiego, semplicemente non sono in grado di lavorare in una fabbrica moderna, molti di loro non parlano nemmeno la lingua non sono nemmeno in grado di comprendere i propri compiti” dice lo statista. “Risultato?” domanda il giornalista. “La metà dei disoccupati è di origine straniera, questo devo ammetterlo sfata la mitologia del migrante economico che viene qui per lavorare e per garantirci lo stato sociale, sanità, pensioni, diritti, sia ben chiaro, certe tipologie migratorie esistono, per esempio molti orientali si recano all’estero per prestare il lavoro, emigrano, prestano il lavoro richiesto, penso alla costruzione di una grande infrastruttura, ma poi, una volta terminata l’opera rientrano nel proprio paese non stanziano snaturandolo, nel paese in cui hanno prestato il loro servizio, il pretesto economico è stato usato per introdurre elementi stranieri nel nostro paese per ragioni che, devo ammetterlo, ancora ignoro” ammette lo statista. “Qui stiamo importando migrati con il pretesto del lavoro ma che rimangono disoccupati, ma chi li mantiene? Cosa dicono i numeri?” dice il giornalista. “Abbiamo detto, circa ottanta milioni la popolazione generale, di questi ottanta milioni circa sette sono stranieri, circa tre milioni di disoccupati in generale, la metà stranieri, un milione e mezzo di stranieri disoccupati che vivono con i sussidi dello stato, i numeri non sono definitivi perché in costate mutamento, molti stranieri persistono non censiti nel nostro paese, i sussidi prevedono circa cinquecento soldi al mese più l’alloggio abitativo, in totale sono circa sei milioni gli stranieri a ricevere i sussidiari dello stato, molti non sono idonei a svolgere un lavoro, molti hanno difficoltà ad apprendere una lingua nuova, vivono con gli aiuti dello stato perché non riescono a svolgere nessuna mansione, si tratta di gente non abituata ai nostri ritmi e stili di vita, persone di mezza età poco propense a cambiare, anche i giovani non sono così malleabili e disposti a cambiare, per questo li mandano sempre più giovani, ancora in fasce, perché sperano possano integrarsi meglio ma questo non è sempre vero, il fenomeno delle bande giovanili lo dimostra, stupri di gruppo, accoltellamenti, spaccio di droga, la società si divide, si ghettizza, non c’è integrazione ma ghettizzazione, elementi diversi in costante conflitto, la cultura generale dipinge gli stranieri come discriminati dagli indigeni, così crescono con il complesso d’inferiorità, si sentono discriminati anche se sono stati accolti e ospitati come fratelli, così presi dalla rabbia delinquono” dice lo statista. “E’ questa la loro gratitudine? E’ così che ci pagano le pensioni?” domanda il giornalista. “La realtà molto spesso diverge dalla propaganda governativa soprattutto per quanta riguarda il tema migrante che sta molto a cuore a qualcuno, questo non riguarda solo il nostro paese ma tutti i paesi nordali, i numeri cambiano in proporzione, in alcuni casi migliori in altri peggiori, ma ci sono molte similitudini questo è innegabile, il fenomeno migratorio sta cambiando per sempre il volto dei paesi nordali in meglio o in peggio lascio a voi decidere” dice lo statista.
Condividi i nostri articoli
Unisciti ad altri migliaia di visitatori giornalieri!
Se non conservi ciò che ami, se non ti prendi cura della tua casa, non stupirti se va in rovina! Iscriviti alla newsletter!