“Allora com’era questa favoletta?” domanda l’anziano sulla panchina al parco tra i piccioni. “Non so se me la ricordo!”si lamenta l’altro anziano. “Fai uno sforzo! Hai preso le pastiglie?” domanda l’anziano sulla panchina al parco tra i piccioni. “Come sempre, tutte le mattine, non esco di casa se non ho prima ingurgitato le mie pastiglie, costano un dannato occhio della testa!” dice l’anziano. “Allora questa storia! Non possiamo stare qui tutto il dannato giorno! Questi piccioni hanno fame, sono voraci, snobbano i semini, mi beccano le mani come per strapparmi le carni dalle ossa!” dice l’anziano sulla panchina al parco tra i piccioni. “C’era questa cittadina al nord, vicino al mare, tranquilla, pacifica, tutti vivevano del proprio lavoro, gente semplice, agricoltori, allevatori, pescatori, artigiani, armatori, costruttori di case, gente produttiva, gente educata, morale, tutti si portavano rispetto, ma un giorno arriva in città un certo Porcu” dice l’altro anziano “E perché?” domanda curioso l’anziano sulla panchina al parco tra i piccioni. “Perché cosa?” domanda l’altro anziano. “Perché arriva, da dove arriva questo Porcu?” domanda l’anziano sulla panchina al parco tra i piccioni. “Perché era stato costretto a fuggire da un’altra città nordica in cui risiedeva, le ragioni sono nebulose, forse per instabilità politica, forse perché per qualche ragione, non escluse sue responsabilità comportamentali pregresse, non si sentiva amato dagli indigeni, forse perché trattato non in linea con il suo reale valore, o forse proprio per questo, comunque sia questo Porcu arriva in città e si porta dietro tutti i parenti Usariu, si occupa di economia dice, è un esperto, un professore, con il favore dei politici indigeni locali, apre subito un IEC, un Istituto Economico di Credito sempre circondato e presidiato dai militari e dalle forze di sicurezza indigene, come le sue abitazioni e quelle dei suoi parenti, persino le scuole dove studiavano i suoi figli e i figli dei suoi parenti erano speciali, erano presidiate, come i luoghi di aggregazione e di culto del se di questi Porcu, per ragioni di sicurezza dicevano, non ci sentiamo sicuri! Ma se qui siamo tutti pacifici perché c’hanno i nostri militari armati fino ai denti a proteggerli? Si domandavano i cittadini indigeni, lo capirai presto! Rispondevano alcuni non ascoltati, ma intanto, tutti i cittadini gentili e premurosi si affidano ai Porcu e ai suoi parenti Porcu, dandogli in custodia i propri risparmi, lui, il Porcu, li amministra con cura, poi però scoppia una gravissima crisi economica, improvvisa, come un temporale estivo, sette anni di crisi economica e di sciagure inaudite, mica una scherzo, ci vuole tempo per riprendersi, molti indigeni muoiono di stenti, si lasciano morire così, altri per dignità e per non pesare sulla comunità, in solitudine, in silenzio, si tolgono la vita, per la prima volta si registrano i primi atti criminali in città, furti, stupri, omicidi, la cronaca riporta che sono stati degli uomini, degli esseri umani indistinti senza altri dettagli, gli inquirenti indagano è presto per dire, bisogna verificare bene, siamo democratura dei diritti, c’è la divisione delle potenze, i cittadini sono innocenti fino a prova contraria, di certo possiamo dire che si tratta di esseri umani, sono loro che hanno stuprato quelle bambine indigene, sono stati degli esseri umani a rubare, ad accoltellare, a sgozzare, a incendiare, a dissacrare, di più non possiamo dire, mentre quando un indigeno nordico perde la testa, la sua vita, la sua intera vita finisce in prima pagina, i responsabili politici spiegano che è questa la libertà informativa che porta all’odio di se, l’indigeno deve odiarsi e amare la linfa straniera arricchente, intanto gli atti criminali compiuti da oscuri criminali mai rintracciati dai liberi giudici e dagli altrettanto liberi inquirenti in eterna indagine, vanno avanti, la gente imbeccata dalla stampa libera, inizia a sospettare dei propri vicini, tutti si guardano in cagnesco, non c’è più armonia, non c’è più solidarietà, rispetto, tutti si odiano, tutti si mandano a quel paese” dice l’altro anziano. “Ma vai a qual paese!” urla furente l’anziano sulla panchina a un ciclista imprudente. “La città viene invasa da stranieri sconosciuti, i politici finanziati da privati sostenitori, molti dicono al soldo dei Porcu, affermano con convinzione che i confini sono un retaggio del passato, che lo straniero ci da forza, che fa i figli che non facciamo noi ormai indeboliti e invecchiati, che le barriere discriminano, non sono morali, non sono etiche, che dobbiamo edificare pontili, che i muri opprimono in primo luogo i residenti, e che per questo bisogna abbatterli perché non c’è nulla da temere, il mondo è amore e non c’è nulla di cattivo da cui dobbiamo difenderci, perché difendersi se siamo già stati conquistati? Dicono alcuni inascoltati, lo straniero del sud ripetono meccanicamente i politici, è il Porcu ne è una dimostrazione lampante, viene per arricchirci, per amarci, e noi dobbiamo ricambiare l’amore con l’amore, l’odio è vietato, non serve, non è utile, crea attriti, dobbiamo amare, siamo obbligati ad amare dicevano i politici, ma tanto più la società si diversificava, tanto più s’indeboliva, si divideva, tanto più si differenziava in nome della diversità altrui, tanto più si uniformava e diventava uguale, tutti, per quanto diversi, pensavano e dicevano le stesse cose, cancellata ogni diversità in nome del rispetto della diversità, tutti uguali, tutti omologati, tanto più la società diventava amorevole, tanto più diventava conflittuale, era più amorevole prima dicevano molti sottovoce per non essere ascoltati e censurati, privati della libertà, tanto più la società si colmava d’amore diversitario universalistico, tanto più il paese diventava belligerante, i giovani soldati indigeni partivano all’estero dall’altra parte del mondo per combattere guerre oscure contro popoli sconosciuti, perché andiamo a fare la guerra, massacrando milioni e milioni d’innocenti civili dall’altra parte del mondo, se questi popoli non c’hanno mai fatto nulla di male? Non sappiamo nemmeno chi sono persino! La stampa intanto forniva le motivazioni necessarie, i popoli stranieri dell’altra parte del mondo sono cattivi e meritano una severa punizione! Così scrivevano gli scrittori dell’informazione libera! Dobbiamo difendere le nostre società ricolme d’amore sganciando bombe radioattive su popoli sconosciuti, perché la guerra porta pace e amore! Così dicevano i politici a reti unificate, ma gli indigeni restavano perplessi, perché li uccidiamo se non ci hanno fatto nulla di male? Chi sono queste persone che i nostri ragazzi uccidono? E’ possibile che siano tanto malvagie? Intanto i giovani soldati indigeni dopo mesi di assenza tornavano a casa dentro spesse bare di legno avvolte nella bandiera nazionale, per essere seppelliti nella terra natia, intanto gli indigeni si domandavano, se noi siamo in pace amorevole, per difendere gli interessi di chi muoiono i nostri giovani? Per chi stanno morendo i nostri giovani? Che guerra stanno combattendo i nostri giovani se qui siamo pieni d’amore? Se siamo ricolmi d’amore e non abbiamo nemici, contro chi combattono i nostri figli dall’altra parte del mondo? Perché ammazzano gente che nemmeno conoscono? Questo si chiedeva la gente! Molti dicevano che i nostri soldati andavano dall’altra parte del mondo per ammazzare i numerosi nemici dei Porcu, ma molti lo consideravano impossibile! Non ci credo, dicevano, intanto i risparmi accumulati dai cittadini si prosciugavano ma i Porcu e i suoi collaboratori vivevano bene, anzi, più le cose andavano male per gli altri, più andavano bene per i Porcu, intanto in lenta e silenziosa processione, in città arrivano i parenti dei Porcu, che essendo suoi parenti, stavano bene pure loro, e così iniziano a comprare tutto” dice l’altro anziano. “E certo! Chi c’ha i soldi li spende, e chi paga compra!” dice l’anziano sulla panchina. “Comprano i palazzi e le case in centro, quelle più belle, i terreni più fertili, si appropriano di tutto, di tutte le principali attività produttive, s’inseriscono nell’azionariato delle aziende, le portano sull’orlo del fallimento e poi le acquistano a poco prezzo, diventano i padroni di tutto, il resto lo lasciano marcire, tutti i cittadini adesso lavorano in modo diretto o indiretto per i Porcu, i cittadini non potevano farci nulla, per poter pagare le tasse erano costretti a lavorare per loro e a chiedere sempre a loro, i Porcu &Co, i denari in prestito per sopravvivere, molti addirittura sostenevano che i Porcu insieme ai Levu e agli Usariu e agli Ercu e agli altri parenti Porcu, ce n’era tutta una trafila di questi Porcu, c’era chi sosteneva dicevo che questi stranieri ormai naturalizzati ma sempre prima di tutto fedeli a se stessi, a discapito degli altri indigeni gentili e premurosi, c’era chi sosteneva...” dice l’anziano. “Allora ti sei incantato? E vieni al punto Santo Cielo! Questi dannati piccioni mi strappano la carne e me la restituiscono bianca e marrone sulla testa!” impreca l’anziano sulla panchina al parco mentre scansa i ricordi dei piccioni. “E stai calmo! Allora dov’ero rimasto? Ah ecco, ci sono! Le pastiglie per la memoria fanno effetto! Stavo dicendo che c’era chi sosteneva che questi Porcu insieme a tutti gli altri porcu stampassero i denari e le monetine negli scantinati degli Istituti di Prestazione! Ci puoi credere? Denari dal nulla! C’era chi sosteneva convintamente che questi esperti di cose economiche durante la notte, stampassero denari dal nulla nel buio degli scantinati degli ormai sempre più numerosi, Istituti di Prestazione sparsi su tutto il territorio nazionale, incredibile!” dice l’anziano. “Questa storia sta diventando troppo lunga, non sta in piedi, è mitologica, piena di pregiudizi stereotipali! E poi la morale si può sapere qual è?” dice l’anziano sulla panchina al parco tra i piccioni. “La morale dici? La morale non la conosco ma alla fine in quella città e in tutta la nazione, tutti gli uomini di responsabilità, tutti i professori, tutti i direttori commerciali, tutti i giudici, i dottori, i farmacisti, gli economisti, i capi militari e delle forze dell’ordine, tutti i direttori dei quotidiani, tutti gli scienziati più prestigiosi, tutti gli autori di successo, tutti i poeti più famosi, tutti gli artisti, gli attori, i registi, i produttori, gli spacciatori di sostanze proibite persino, i vertici criminali, tutti i posti apicali insomma in senso positivo e negativo, tutti i centri decisionali della società tutta, tutta la macchina nazionale strapiena di Porcu! Tutti erano Porcu! E i Porcu essendo stranieri trattavano come stranieri gli indigeni che opprimevano, costringendoli a servire e ad azioni sempre più degradanti e umilianti, contro-natura, anti-umane, non lo so, è una morale questa?” domanda l’anziano. “Di che cosa stavamo parlando?” domanda l’anziano sulla panchina al parco tra i piccioni. “Non me lo ricordo più! Dannate pastiglie!” si lamenta l’anziano. “Fammi vedere chi le produce? Trovato! La casa farmaceutica Usariu! Sono le migliori stai tranquillo!” assicura l’anziano sulla panchina al parco tra i piccioni sempre più aggressivi. “Andiamo a casa, andiamo a casa, che l’Altissimo abbia pietà di noi!” dice sconsolato lo smemorato anziano. “Ma leggiti il giornale prima! C’è un ottimo editoriale sulla necessità di accogliere clandestini illegali stranieri senza soluzione di continuità, per sempre, scritto dal direttore Porcu!” dice l’anziano oppresso dai piccioni nell’atto di porgere il giornale all’altro anziano.
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